Piero Massone Angela l'anti-omeopata


Salve a tutti,

inoltriamo il commento di Giorgio Vitali (Presidente Federazione Nazionale Quadri Informazione Scientifica e Ricerca) a due recenti articoli apparsi su Il Manifesto del 28 settembre 2003, relativi al processo di Catania contro Piero Angela, accusato di aver diffamato l'omeopatia nella puntata di Superquark del 11.07.2000.

Per chi volesse leggere la trascrizione della puntata del 11.7.2000 di Superquark può trovarla in formato .pdf a questo link:
http://www.omeomed.net/news/uploads/20031002.pdf

Vi ricordo che se avete articoli interessanti, suggerimenti, o ancora meglio volete collaborare con noi nella distribuzione di notizie, potete scrivermi all'indirizzoamanda@laleva.cc.

Buona lettura!
Amanda Adams
La Leva di Archimede
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Re: Piero Angela l'anti-omeopata (Commento di G. Vitali agli articoli sottostanti)

Per conoscere il retroscena degli avvenimenti di questo tipo, occorre avere familiarita' con i metodi utilizzati dalle multinazionali del farmaco. Quando si fanno certe trasmissioni, prima si concorda con gli interessati quello che si deve dire, e poi si organizza la trasmissione come se fosse originariamente partita dalle idee dell' autore della trasmissione stessa.
Sono le stesse multinazionali che hanno fornito gli interlocutori, generalmente ben pagati, per dire certe cose. Cosi' come le riviste periodiche vengono create per ottenere la pubblicita' e non il contrario, cosi' come i vari programmi televisivi vengono creati a misura della pubblicita'. Da queste operazioni vengono esclusi soltanto spettacoli autentici, come una partita di calcio o una gara di formula 1. Ma in questi casi la pubblicita' filtra da altre parti.
I legami dei personaggi citati con le industrie farmaceutiche sono arcinoti.
La Montalcini, a suo tempo, ebbe un Nobel grazie alla " intercessione" interessata di una azienda farmaceutica che vendeva prodotti inutili e grandemente dannosi e che oggi finalmente sono stati tolti dal mercato.
La Montalcini, senza apparentemente mostrare di valutare positivamente questi prodotti, prescritti a centinaia di migliaia di pezzi al mese in Italia, partecipava a tutti i convegni organizzati da quella Azienda, imprestando, per cosi' dire, la sua immagine all' azienda stessa ed ai prodotti che fraudolentemente vendeva (vedi caso Poggiolini-De Lorenzo-Farmacopoli).
Ma detto questo, anche l' omeopatia oggi e' una potenza perche' ha dietro di se grandi multinazionali che hanno tutto l' interesse alla sua divulgazione. L' esito quindi del processo e' incerto.

Giorgio Vitali
(Presidente Federazione Nazionale Quadri Informazione Scientifica e Ricerca)
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Superdivulgatore. In pillole (da Il Manifesto)

Come Andreotti Piero Angela si è fatto difendere dagli stessi avvocati del leader dc
Processo a Catania contro Piero Angela, accusato di aver diffamato l'omeopatia nel suo Superquark.
«Non è scienza», ribadisce in aula il popolare decano della divulgazione tv, sfidando una larga fetta di cittadini italiani (e di istituzioni in tutto il mondo) che hanno fiducia nella medicina alternativa e pensano che non debba esistere solo la Scienza ufficiale

PATRIZIA ABBATE-CATANIA


L'omeopatia è una bufala, fino a prova contraria. Così la pensa Piero Angela, e così ha ribadito senza esitazioni anche ieri mattina davanti ai giudici che lo stanno processando per decidere se queste opinioni, comunicate attraverso la tv a milioni di italiani - senza concedere parola alla controparte - rientrino nel normale diritto alla critica e non siano invece diffamazione aggravata. Il re dei divulgatori scientifici è finito alla sbarra a Catania dopo la querela della Simo (Società italiana di medicina omeopatica, associazione nazionale con sede nella città siciliana) e del suo presidente Ciro D'Arpa, che ha trasformato in denuncia penale il coro di critiche seguito a una puntata di Superquark dedicata alla più diffusa delle medicine non convenzionali.

La trasmissione andò in onda in prima serata su Rai Uno l'11 luglio del 2000, e in circa 15 minuti demolì l'attività degli omeopati, la cui efficacia sarebbe legata al solo effetto placebo, venne tra l'altro detto. Non solo: nel servizio curato dal giornalista Giangi Poli l'immunologo Ferdinando Aiuti spiegò che ci sarebbe un grave rischio per i malati che non si curassero con i farmaci tradizionali; aggiungendo che a volte i rimedi omeopatici possono scatenare allergie. Mentre un altro illustre luminare, il direttore del laboratorio di batteriologia dell'Istituto superiore di sanità, paventò la possibilità che alcuni materiali utilizzati possano essere infettanti.

D'Arpa non ha usato giri di parole per dirsi convinto che si trattò di una vera e propria «trasmissione di parte», nel corso della quale «si è proceduto ad una unilaterale, sistematica ed intenzionale condanna e diffamazione dell'omeopatia», con una «faziosità che va a tutelare gli interessi di quella parte della comunità scientifica ufficiale, in cui evidentemente Angela si identifica e che si ritiene minacciata dall'espansione della fiducia nelle medicine alternative», ha scritto nel suo accorato reclamo ai magistrati, inoltrato in procura circa due mesi dopo la messa in onda. La denuncia stava per essere archiviata in tempi record, ma a sorpresa il gip Angelo Costanzo ordinò al pm Roberto Peroni Ranchet l'imputazione coatta di Piero Angela, che nel marzo del 2001 è stato rinviato a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare Carmen La Rosa.

Il popolare giornalista è comparso soltanto ieri davanti al giudice monocratico Cinzia Sgrò, sbloccando l'andamento di un processo andato avanti finora tra il disinteresse della stampa e gli intoppi procedurali. Accompagnato dall'avvocato Giulia Buongiorno (a lei e a Franco Coppi, la coppia d'assi di Andreotti, ha affidato la sua difesa) Angela è partito all'attacco sciorinando carriera e meriti, ricordando i 50 anni in Rai «senza mai una querela», citando le sette lauree honoris causa fin qui ricevute, i 29 libri «a larghissima diffusione», la medaglia d'oro del presidente Ciampi. Per poi andare al nocciolo: «La scelta di non chiamare gli omeopati in trasmissione è stata frutto di un lungo ragionamento» - ha spiegato. «Il mio punto di riferimento è la comunità scientifica, e siccome i prodotti omeopatici non sono stati sottoposti ai test e alle procedure attraverso cui una nuova medicina viene immessa nel mercato, con l'autorizzazione della Commissione unica del farmaco, non avrei potuto dare loro la parola: sarei andato contro le regole etiche del mio lavoro nel servizio pubblico...».

Le stesse ragioni addotte l'indomani della trasmissione, di fronte alle critiche e alle richieste di rettifica, caldeggiate anche dal sottosegretario alla sanità Ombretta Fumagalli con una lettera all'allora presidente Rai, Zaccaria. Lo spazio riparatore non fu concesso, in compenso si sviluppò un vivace dibattito soprattutto nelle rubriche delle lettere ai giornali, con Piero Angela a ribadire l'inconsistenza di questa terapia «basata su prodotti che la comunità scientifica giudica inesistenti», e a sventolare la solidarietà di scienziati di gran calibro come i premi Nobel Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, il farmacologo Silvio Garattini, l'immunologo Ferdinando Aiuti, tutti fautori e sostenitori del «Progetto genoma» - che in questi anni ha di fatto monopolizzato attenzioni e fondi per la ricerca, a discapito di altri progetti e studi, anche di tipo convenzionale - e tutti notoriamente contrari alle medicine alternative. Tanto da essere tra i 37 firmatari di un documento che un anno fa criticò aspramente la Fnomceo, (la Federazione degli ordini dei medici italiani) rea di aver sollecitato il parlamento a legiferare finalmente sulle terapie non convenzionali. Gli ordini dei medici però «non sono enti scientifici, non hanno il compito di valutare e legittimare...», ha ripetuto ieri il giornalista in aula, citando ancora una volta i suoi supporter: «vedesse signor giudice che bella lettera mi scrisse Rita Levi Montalcini su quella trasmissione».

Anche questa lettera è entrata agli atti del procedimento, tra i quali compaiono molti studi scientifici a favore dell'omeopatia e le opinioni favorevoli dei ricercatori italiani più noti per essere competenti in materia come il chimico Paolo Bellavite (che boccia uno degli esperimenti mostrati a Superquark per inchiodare i sostenitori dell'omeopatia, definendolo un esempio di grossolana ignoranza), o lo stesso presidente della Fnomceo Giuseppe Del Barone, prodotti dall'avvocato di parte civile Leda Adamo. Che ha depositato anche le direttive europee sul tema, tutte indirizzate a regolamentare la materia. «Ma il punto non è dimostrare in un'aula di tribunale l'efficacia dell'omeopatia - dice l'avvocato Adamo - quanto contestare l'idea che esistano scienziati di serie A e scienziati di serie B, come fa a Angela a discapito del pluralismo, sancito dalla costituzione e finalità essenziale del servizio pubblico. Dalla trasmissione viene fuori invece l'idea che esista una sola scienza, una scienza di stato, per così dire. In nome della quale, inspiegabilmente, a parlare dell'omeopatia vengono chiamati Aiuti e Cassone, che non hanno alcuna competenza in materia...», come lo stesso giornalista ha ammesso ieri in tribunale.

L'avvocato è convinto che si siano addotte «prove false e false informazioni», e insieme si sia impedito ad altri scienziati, di livello riconosciuto, di dire la loro, «trattando il cittadino come un deficiente, quando invece il dovere del servizio pubblico è quello di mettere in condizioni le persone di scegliere liberamente». Per impedirlo la trasmissione utilizza molti mezzi, accusano gli omeopati della Simo, che hanno commissionato anche un'analisi a un esperto di comunicazione, i cui risultati sono anch'essi agli atti del processo ed elencano «un repertorio esteso di tecniche di condizionamento... che generano paura, inducendo a tenersi lontano dall'oggetto».

Di tutto questo ieri si è parlato comunque poco, in un'udienza che ha avuto come protagonista assoluto Angela e il suo avvocato Buongiorno che ha aperto l'interrogatorio chiedendo all'imputato di fornire al giudice il curriculum; e le parti civili defilate, sullo sfondo, a formulare poche domande che si sono infrante per lo più sulle opposizioni dei difensori. Mentre il pm Fanara ha addirittura rinunciato all'esame dell'imputato.

L'avvocato Adamo però si dice convinta che «il processo è apertissimo», e confida nel dibattimento che il 22 novembre dovrebbe chiudersi con le richieste del pm. «Il concetto di comunità scientifica come lo intende Angela è inaccettabile, così come è inaccettabile la sua idea di servizio pubblico. La delegittimazione degli omeopati investe questioni fondamentali legate ai diritti, in quanto lede la libertà di determinazione del paziente e la libertà del medico, che in fede e coscienza consiglia il trattamento che ritiene più adeguato. L'omeopata è prima di tutto un medico laureato e abilitato dallo stato, con una competenza in più: la non scientificità contestata da Angela si riduce al fatto che la materia non viene insegnata nelle università, come del resto la psicanalisi. Ma l'omeopatia è praticata in tutto il mondo, e in molti paesi europei è anche inserita nel sistema sanitario nazionale». Si può criticarla ma almeno la si prenda più sul serio.
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La sfida ininterrotta dell'omeopatia

La diatriba tra medicina ufficiale e medicina alternativa è sempre più violenta Scienza e denaro La presa sempre più diffusa che hanno le medicine «altre» mette in pericolo il business del «tradizionale». E provoca ormai reazioni scomposte
GIULIO DE MARTINO

Nel corso del processo in svolgimento presso il tribunale di Catania le due parti in lite, il noto e apprezzato giornalista scientifico Piero Angela e la Società italiana di medicina omeopatica, si sono scambiate accuse ed argomentazioni che hanno oltrepassato la normale dialettica processuale per investire il concetto e il metodo della «divulgazione scientifica» e tematiche di bioetica quali il «consenso informato» e la libertà di scelta terapeutica.
Si è pure evocata, da parte della difesa di Angela, una controversia che ha agitato una quindicina di anni fa la comunità dei fisici e dei chimici per poi discutere del rapporto che dovrebbe intercorrere tra medicina e scienza. Ci si è riferiti alle prolungate polemiche e contestazioni che hanno impegnato la comunità scientifica a seguito della pubblicazione, nel 1988, sulla rivista scientifica britannica Nature, di un articolo firmato da un gruppo di ricerca coordinato dal biologo francese Jacques Benveniste.

Fenomeno prodigioso

L'articolo riferiva di un fenomeno prodigioso: la reazione di degranulazione verificatasi in una soluzione a una concentrazione di 10-120 M. Da qui la dottrina della cosiddetta «memoria dell'acqua» che dava vigore a quanti erano alla ricerca di un fondamento teorico alla terapia medica di Hahnemann. Questa, oltre che sul principio ippocratico del similia similibus curentur, si fonda su di un impianto costituzionalista e sull'utilizzo di principi attivi (di origine vegetale, minerale o animale), diluiti progressivamente di un fattore 10 (dh1) o 100 (ch1) attraverso un processo di succussione e dinamizzazione. L'esperimento di Benveniste fu criticato dalla maggioranza della comunità scientifica, ma diede comunque avvio ad una serie di prove e controversie che condussero all'emarginazione dello studioso francese.
«Tuttavia - ribatte il dott. Ciro D'Arpa, presidente della Società italiana di medicina omeopatica - rigorosi esperimenti condotti da Ennis (e pubblicati su Inflammation Research nel 1999 e poi nel 2001), fra cui uno studio multicentrico europeo realizzato in 4 laboratori indipendenti, hanno poi confermato i risultati di Benveniste». Anche alcuni fisici sperimentali hanno evidenziato, in soluzioni simili a quelle omeopatiche, caratteristiche ben differenti da quelle del solvente di partenza. «Tutto questo, intanto, è un contributo dell'omeopatia alla scienza e non certo, ancora, della scienza all'omeopatia. Da sempre del resto i medici omeopati fondano la loro ricerca su una propria metodologia. In buona sostanza da parte omeopatica si contesta che la medicina attuale, pur riuscendo ad esercitare un notevole controllo sugli organismi (umani e non), non fornisce un motivo valido per negare linee diverse di sviluppo scientifico. Anche l'ingegneria genetica (il progetto totalizzante della cultura bio-scientifica attuale) sarebbe tenuta a confrontarsi con ipotesi medico-scientifiche alternative. Alcuni dei centri più avanzati nel campo delle ricerche scientifiche applicabili alla medicina omeopatica sono a Napoli: pensiamo agli studi di Vittorio Elia, Emilio Del Giudice e di Roberto Germano e al gruppo Arti (guidato da Claudio Cardella e Brunello Florio) che ha organizzato nel dicembre 1999 un congresso internazionale sul tema «The hidden properties of water».

Linea dura, invece, da parte di quanti sono scesi in soccorso dell'ideatore di SuperQuark, come Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. «La scienza non è come la filosofia - ha rilanciato Angela - non si possono far sentire entrambe le campane e poi far decidere per conto proprio ai telespettatori». Gli esponenti del Cicap (l'associazione fondata dallo stesso Angela per il Controllo circa le affermazioni sul paranormale), tra i quali il chimico Luigi Garlaschelli, si sono impegnati a definire i termini di una «stroncatura scientifica» dell'omeopatia in base al principio di «non plausibilità» (un farmaco senza molecole non può avere efficacia). Anche Silvio Garattini e Ferdinando Aiuti si sono arroccati sulla trincea della scienza unica e quindi della non-scientificità dell'omeopatia.

Gli italiani e l'omeopatia

Gli omeopati, ad ogni modo, non sono né pochi né soli. L'omeopatia resta una prassi clinica diffusa e spesso apprezzata, ritenuta efficace in numerosi ambiti terapeutici anche da medici di diverso orientamento culturale. Da una indagine condotta Istat e dall'Istituto superiore di sanità nel 2001 si possono avere cifre aggiornate sul fenomeno della diffusione delle «medicine alternative» in Italia.
Circa 9 milioni di italiani hanno fatto ricorso almeno una volta, nel triennio 1997/1999 alle terapie non convenzionali. Si tratta del 15,6 % della popolazione a fronte di una media europea che sfiora già il 25%. La terapia più utilizzata è l'omeopatia. Vi fanno ricorso le donne in misura maggiore, la fascia di età più favorevole è quella fra i 35 e i 54 anni, in prevalenza hanno un elevato titolo di studio. Il 7,7 % dei bambini italiani ricevono, anche se non esclusivamente, un trattamento omeopatico. Si segnala un incremento di accessi all'omeopatia, all'erboristeria e all'agopuntura che oscillano fra l'8% e il 12% rispetto ai dati del triennio 1992/1994. Nel 37,6% dei casi è il medico o, nel 38,7%, un genitore a suggerirne il ricorso.
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